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Intervista a Paolo Petrini, vice Presidente e Assessore all'agricoltura della Regione Marche
Regione Marche
Agrimarcheuropa, n. 0, Dicembre, 2011
Il vice Presidente e Assessore all'agricoltura della Regione Marche, Paolo Petrini, risponde ad una intervista di Franco Sotte, direttore responsabile di Agrimarcheuropa.
Per guardare il video dell'intervista clicca qui.
1) Si avvia con questo numero di AGRIMARCHEUROPA una nuova iniziativa on-line al servizio della regione Marche. Uno spazio, allo stesso tempo, di analisi scientifica, di informazione e di partecipazione. L’iniziativa si inquadra nell’esperienza di AGRIREGIONIEUROPA, che è un progetto affermato a livello nazionale e internazionale, nato però, non a caso, nelle Marche. Quali le Sue aspettative con AGRIMARCHEUROPA? Quali sono i suoi suggerimenti?
A seguito del successo già avuto dall’iniziativa Agriregionieuropa, crediamo che questo rapporto con le Università possa darci lo strumento che consenta a tutti di fornire il proprio contributo e dal quale poter attingere materiali volti a migliorare la propria attività professionale, il proprio bagaglio di conoscenze e in ultimo le proprie performance. Mi riferisco agli enti, primi fra tutti la Regione, ma anche alle associazioni e agli stessi agricoltori. In particolare su questi ultimi bisognerà puntare l’attenzione. Purtroppo, la complessità della programmazione comunitaria fa sì che l’attenzione si sposti spesso su elementi molto teorici, trascurando a volte i beneficiari ultimi dell’azione politica. Ciononostante, l’obiettivo della Regione è di aprirsi maggiormente al mondo agricolo anche esponendosi a possibili critiche, come già avvenuto con il lancio del sondaggio sul PSR 2007-2013 nell’ambito dell’iniziativa Agrimarcheuropa.
Credo che il rapporto con gli agricoltori debba essere più diretto e non debba essere solo mediato attraverso quella che è l’iniziativa, seppur positiva, delle associazioni di categoria. Dialogando direttamente con gli agricoltori, la Regione intende dotarsi di strumenti più efficienti e adeguati rispetto al passato ai fini della programmazione dello sviluppo rurale e dell’identificazione delle migliori azioni da mettere in campo.
2) Uno dei temi centrali di AGRIMARCHEUROPA sarà quello della futura politica di sviluppo rurale relativa al periodo dal 2014 al 2020. Con l‘inizio del 2012 saremo a due anni dal suo avvio. La Regione Marche ha già investito molte energie nella politica di sviluppo rurale 2007-2013. Quali priorità ritiene ci si debba dare nella prospettiva del 2020?
Abbiamo investito tante energie nella politica di sviluppo rurale, tanto che, avendo di fatto terminato tutti i fondi che avevamo a diposizione, riteniamo molto lontana la meta del 2014. Guardiamo con apprensione questo periodo che ci separa dal 2014, anno a partire dal quale dovranno essere emanati nuovi bandi che siano pienamente utili per il nostro territorio. Abbiamo puntato molto sull’attuale politica di sviluppo rurale soprattutto riguardo a questioni che vorremmo ulteriormente rilanciare nel prossimo periodo di programmazione 2014-2020, con riferimento in particolare alla componente legata alla competitività delle aziende dove integrazione e aggregazione che ad oggi sono state parole chiave, domani dovranno divenire assolute realtà. Sarà inoltre importante concentrare le risorse a disposizione su quelle esperienze che maggiormente siano in grado di valorizzare i fondi pubblici che saranno messi a disposizione. E' chiaro poi che la Regione Marche dovrà impegnarsi nella soluzione di problemi specifici che riguardano il territorio, quale l’invecchiamento della nostra componente agricola, e nel sostegno a favore dei giovani agricoltori, come richiesto dalla strategia Europa 2020. Accanto a queste priorità, la Regione porterà avanti anche politiche per la qualità ed azioni che consentano all’agricoltura marchigiana di accrescere il proprio valore aggiunto a livelli maggiori di quelli attuali.
3) L’agricoltura regionale in particolare arriverà al giro di boa del 2013 ancora con alcuni problemi seri: basso numero di addetti, notevole invecchiamento, scarso coordinamento tra imprese, una specializzazione cerealicola che rischia di essere penalizzata dalla futura riforma della PAC. Quali sono a suo avviso gli orientamenti che l’agricoltura e l’agro-alimentare delle Marche dovrebbero prendere e quali le leve principali per favorire il ricambio generazionale, il rilancio imprenditoriale e il recupero di competitività?
Questo è purtroppo lo scenario che abbiamo di fronte, scenario complesso non facile da risolvere e in tempi brevi. Attraverso la programmazione attuale abbiamo cercato di fornire incentivi al cambiamento, dando l’opportunità alle varie componenti del mondo agricolo di aggregarsi e integrarsi perché attraverso le filiere si potesse recuperare valore aggiunto. Nella programmazione futura, questa non dovrà essere più una opportunità ma una esclusività degli strumenti che saranno implementati con le risorse finanziarie messe a disposizione.
Credo che le esperienze che abbiamo avuto siano abbastanza indicative di quello che potrà essere il futuro . Ho una opinione positiva riguardo ai risultati che abbiamo raggiunto. Uno di questi è che, malgrado le difficoltà, moltissimi agricoltori sono ormai entrati in un modo di pensare diverso rispetto al passato, in cui “lo stare insieme agli altri” costituisce un fatto assolutamente ineludibile.
Partendo da questo nuovo modo di pensare, la Regione intende ringiovanire la platea dei nostri conduttori agricoli così da evitare quella semplificazione colturale alla quale abbiamo assistito fino ad oggi e che ha fatto aumentare notevolmente la superficie coltivata a cereali. La Regione Marche punta poi su un obiettivo chiaro legato al miglioramento delle componenti maggiormente qualitative del comparto agricolo non solo per recuperare valore aggiunto ma anche per attrarre i più giovani, proponendo loro un modo diverso di essere agricoltori, basato su competenze, conoscenze, e una visione più orientata al mercato e alla competitività.
4) La ruralità nella regione Marche assume una rilevanza particolare sia per la lontananza dalle grandi aree metropolitane del Paese sia per l’assenza all’interno della regione di grandi poli urbani. La ruralità, d’altra parte, è una componente peculiare del patrimonio storico, paesaggistico, culturale, sociale ed anche economico delle Marche. Come potrebbe questa specificità diventare un punto di forza dello sviluppo regionale?
Sono d’accordo. Il nostro spazio rurale è certamente una delle componenti maggiormente originali delle Marche, del suo territori, della sua identità fatta di cultura e tradizioni che influenzano il nostro modo di essere. La nostra è una regione policentrica, che spesso dà l’impressione di essere multicentrica, avendo territori che possiedono le risorse necessarie per essere autonomi. Lo spazio rurale non solo consente di vivere il territorio come avviene oggi per la maggior parte dei cittadini marchigiani, ma permette anche di stabilire relazioni nuove che abbiamo già iniziato a sperimentare. Faccio riferimento per esempio alla legge, che è stata approvata di recente, sull’agricoltura sociale. Laddove si riuscisse a far svolgere nelle aree rurali e in quelle periurbane alcuni dei servizi sociali principali come quelli dedicati all’infanzia, agli anziani e agli individui disagiati, si ridurrebbero i costi del welfare e si mostrerebbero ai cittadini marchigiani le enormi potenzialità in termini di valori e risorse ancora inespresse che il mondo rurale è in grado di offrire.