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La multifunzionalità nelle giovani imprese agricole
Università Politecnica delle Marche
Agrimarcheuropa, n. 2, Giugno, 2012
La multifunzionalità in agricoltura è oramai un concetto ampiamente acquisito. In breve, si ricollega alla capacità dell’agricoltura di produrre una molteplicità di funzioni, che si aggiungono a quella tradizionale di assicurare la produzione di materie prime da trasformare in beni alimentari. Queste funzioni, identificate spesso come produzioni secondarie o attività connesse, rappresentano, in parte, attività storicamente offerte dall’agricoltura che si sono nel tempo separate da quella prettamente produttiva per l’intervento di fattori economici e politici. Fra esse, per citarne alcune, è utile ricordare le attività a tutela dell’ambiente e del paesaggio, le produzioni bioenergetiche, i servizi ristorativi, di ospitalità e svago, la tutela e la valorizzazione ambientale e paesaggistica, le attività culturali e didattiche in collaborazione con il mondo della scuola, l’agroterapia, come la riabilitazione e l’inserimento sociale e lavorativo dei portatori di handicap, ed iniziative ancora poco diffuse come gli agrinido (Martellini, 2011).
La multifunzionalità non è però soltanto un concetto che descrive le enormi potenzialità dell’agricoltura. E’ spesso una necessità per gli agricoltori, il bisogno cioè di integrare il proprio reddito, sempre più limato dall’aumento di competitività sui mercati, dalla crescita inesorabile dei costi delle materie prime e dall’egemonia della GDO all’interno delle filiere agroalimentari.
Secondo Van der Ploeg et al., 2002, tre sono le possibili strategie di multifunzionalità per le imprese convenzionali, all’interno delle quali le varie attività multifunzionali possono essere raggruppate: (a) strategia di approfondimento (deepening) con cui si intende la produzione di prodotti ad alto valore aggiunto e l’integrazione di attività agricole con attività poste a monte e a valle della filiera agro-alimentare; (b) strategia di allargamento (broadening) che attiene alla diversificazione dell’attività agricola principale in direzione di altre attività di produzione, con l’intento di soddisfare i nuovi bisogni dei consumatori e fornire servizi a favore della comunità; (c) strategia di riposizionamento (re-grounding) in cui ricadono sia la capacità di produrre riducendo l’uso di input esterni e aumentando l’efficienza delle risorse interne (farming economically) che la pluriattività, finalizzata ad integrare il reddito familiare agricolo garantendo la sopravvivenza stessa dell’azienda agricola.
E’ evidente che molte delle attività multifunzionali, perché possano essere messe in pratica attraverso la diversificazione, richiedono formazione, creatività, spirito di intraprendenza oltre che un progetto di medio-lungo periodo, ovvero tutte prerogative che generalmente dovrebbero ritrovarsi nelle nuove generazioni di agricoltori. I giovani di oggi dispongono di maggiori e più efficienti strumenti di lavoro e comunicazione, hanno beneficiato di maggiori livelli di formazione e istruzione e sono i soli, per ovvi motivi, nella condizione di delineare e implementare progetti di impresa di lunga durata. Se questo è vero, ci si attende che i giovani agricoltori siano quelli che diversifichino di più.
Obiettivo principale di questo articolo è pertanto mettere a confronto le caratteristiche dei giovani agricoltori con quelle dei meno giovani per comprendere se effettivamente i primi si orientino in misura maggiore verso la multifunzionalità, quali siano le direzioni e le strategie intraprese più frequentemente e quanto pesi la multifunzionalità sull’economia familiare. L’analisi si concentra sulla regione Marche mentre l’anno cui si fa riferimento è il 2009.
Diversi sono gli studi che hanno ad oggetto la multifunzionalità nel contesto marchigiano (Finocchio, 2010; Chiodo et al., 2009; Pretini, 2006; Sotte e Finocchio, 2006; Lupini, 2003). Al contrario, a conoscenza dell’autore, una indagine specifica sulla realtà multifunzionale delle giovani imprese che operano nelle Marche non è stata ancora svolta. Pertanto, si ritiene che il presente studio possa fornire interessanti elementi di novità e riflessione.
Il resto di questo articolo si struttura come segue. La sezione 2 è dedicata ad illustrare i dati utilizzati. La sezione 3 mostra i risultati dell’analisi. L’ultima fornisce invece alcune considerazioni conclusive.
Giovani e multifunzionalità nei dati della RICA
La Rete di Informazione Contabile Agricola (RICA) rappresenta uno strumento informativo particolarmente utile per misurare il fenomeno della multifunzionalità in agricoltura. La RICA presenta però dei limiti che vanno tenuti in seria considerazione nell’interpretazione di risultati provenienti da qualsivoglia analisi. Sebbene molto sia stato fatto per aumentarne il grado di rappresentatività della realtà regionale, resta pur vero, per esempio, che non tutte le tipologie di aziende ricadono nel campione, dal momento che le unità aventi meno di 4 UDE risultano escluse. Questo può inficiarne senz’altro la rappresentatività. Tuttavia, concentrare l’analisi solo sulle aziende più grandi e quindi tendenzialmente più professionali può essere un vantaggio in quanto potrebbe fornire una immagine più veritiera e meno distorta dell’agricoltura.
I dati a disposizione forniscono svariate anche se non complete informazioni concernenti la multifunzionalità nel senso definito sopra. Queste riguardano: l’agriturismo, l’offerta di servizi meccanizzati (contoterzismo), la trasformazione di prodotti, la certificazione di qualità (certificati di: origine, prodotti tradizionali, prodotti biologici, marchio collettivo e impresa), l’adesione a misure agro-ambientali e forestali e infine la pluriattività (1).
Riprendendo la classificazione fornita da van der Ploeg et al. (2002), la trasformazione e le produzioni certificate rientrano nell’ambito della strategia multifunzionale di approfondimento; l’attività agrituristica e il contoterzismo ricadono invece in quella di allargamento, mentre la pluriattività rappresenta una delle possibili manifestazioni di una strategia di riposizionamento.
Le attività multifunzionali che si desumono dal database hanno tutte in comune il dato dei ricavi da esse prodotti. Per questo motivo e considerando che una delle finalità è misurare l’incidenza della multifunzionalità sulla gestione familiare, si è deciso di impiegare i relativi ricavi come indicatori di percorsi multifunzionali. Specificatamente, le variabili utilizzate per individuare una strategia di approfondimento e allargamento sono le entrate derivanti dallo svolgimento delle corrispondenti attività multifunzionali: entrate da agriturismo, da contoterzismo, dalla vendita di prodotti trasformati e certificati e da contributi comunitari in caso di adesione a misure agro-ambientali e forestali. Per identificare invece una strategia di riposizionamento, si è fatto ricorso ai redditi extra-agricoli (2) percepiti dai membri della famiglia.
I rispettivi valori indicano la presenza o meno di una particolare attività o direzione multifunzionale mentre dal rapporto con le entrate complessive, includendo anche i redditi extra-agricoli, è possibile ottenere una misura del peso della multifunzionalità sull’economia familiare.
La RICA offre anche informazioni in merito all’età del conduttore. Pertanto mediante l’incrocio della variabile età con i dati sulla multifunzionalità è possibile confrontare le scelte e le peculiarità delle giovani imprese agricole con quelle dei meno giovani, fissando come criterio discriminante una età inferiore o superiore ai 40 anni per indentificare le rispettive categorie di impresa.
Il campione analizzato è costituito da 483 unità aziendali operanti nelle Marche e rilevate nel 2009, ultimo anno disponibile. Di queste, il 6% è rappresentato da aziende condotte da giovani agricoltori (3).
Risultati dell’indagine
Le aziende agricole multifunzionali, che svolgono cioè almeno una delle attività multifunzionali descritte, e condotte da giovani imprenditori, ammontano al 6% del totale delle imprese multifunzionali campionate (4) (Tabella 1). Questo risultato dipende ovviamente dalla distribuzione delle imprese per età del conduttore, caratterizzata da una prevalenza di aziende condotte da imprenditori non più giovani. In rapporto al rispettivo gruppo di imprese distinto per età, i risultati mettono in luce informazioni diverse ed interessanti. Le giovani aziende che hanno adottato una strategia multifunzionale sono il 76% rispetto al totale dei giovani, contro il 70% delle aziende non-giovani. Il dato segnala quindi come sia diffuso e rilevante il fenomeno della multifunzionalità nelle Marche, e come questo fenomeno raggiunga livelli ancora più pervasivi nel caso delle giovani imprese.
Tabella 1 - Aziende multifunzionali per categoria, direzione e strategia multifunzionale, Marche, 2009
(1) Imprese che hanno intrapreso almeno una direzione multifunzionale
(2) Imprese che hanno intrapreso le tre direzioni multifunzionali
Fonte: nostre elaborazioni su dati RICA
L’indice di specializzazione ne è una riprova e conferma un orientamento più deciso da parte delle giovani aziende verso la multifunzionalità.
I giovani che hanno intrapreso invece tutte le tre direzioni rappresentano ancora una realtà molto circoscritta: risultano pari ad appena il 4,5% di quelle che svolgono almeno una attività multifunzionale e al 3,4% del totale dei giovani. In questo differiscono leggermente dalle aziende non-giovani fra le quali ritroviamo, in termini relativi, un numero maggiore di unità vocate alla “piena” multifunzionalità, come del resto emerge chiaramente dall’esame dell’indice di specializzazione.
La strategia predominante è quella dell’approfondimento. Quasi l’82% delle aziende giovani ha intrapreso infatti questo tipo di strategia svolgendo in particolare attività di trasformazione. Il 27% invece integra il proprio reddito mediante una strategia di allargamento che assume soprattutto la forma di servizi agro-ambientali, agriturismo e servizi forestali. Nessuna delle imprese offre servizi meccanizzati sui fondi altrui.
Infine, le aziende che costruiscono il proprio reddito familiare ricorrendo a forme esterne di sostentamento sono il 18%.
Rispetto alle aziende giovani complessive, la strategia di approfondimento rivela di essere la strada più seguita dalle aziende multifunzionali, seguita a distanza dall’allargamento e infine il riposizionamento.
Questa struttura delle preferenze risulta in sostanza mantenuta anche nelle aziende non-giovani. Le differenze più sostanziali concernono il grado di diffusione delle varie strategie fra le aziende. L’allargamento mostra infatti livelli di pervasività più contenuti mentre le strategie di approfondimento e riposizionamento sono scelte che più spesso vengono compiute.
Rispetto alle altre aziende, i giovani imprenditori spiccano per gran parte delle attività multifunzionali, specificatamente nelle produzioni qualitativamente superiori e ottenute con metodi biologici e nell’offerta di servizi agrituristici, agroambientali e soprattutto forestali dove il grado di specializzazione raggiunge livelli di incidenza molto elevati. Riguardo alla trasformazione in azienda non emergono differenze significative. Emerge invece una evidente despecializzazione nella pluriattività e nella offerta di servizi agromeccanici, dal momento che, come già riscontrato, nessuna delle imprese svolge attività agromeccanica. Quest’ultimo risultato può essere facilmente spiegato con la natura stessa dell’azienda. Il giovane imprenditore è un soggetto che si è insediato più recentemente e per questo potrebbero non essersi create le condizioni temporali e/o monetarie per meccanizzarsi adeguatamente o addirittura spingersi verso la sovrameccanizzazione, che rappresenta uno dei fattori principali che induce le aziende agricole alla pratica del contoterzismo. Ma può essere anche una scelta strategica dettata dall’analisi di un mercato, quello dei servizi agromeccanici, oramai saturo e molto competitivo.
Per approfondire la conoscenza del fenomeno della multifunzionalità, è stato misurato il peso della multifunzionalità sull’economia familiare, ottenuto rapportando le entrate da attività multifunzionali alle entrate complessive.
Come si nota dalla Tabella 2, le entrate da attività multifunzionale svolta dalle giovani imprese pesano per il 31% sulle entrate totali delle sole aziende multifunzionali, una percentuale significativa a riprova della funzione reddituale integrativa che la multifunzionalità svolge nell’economia delle aziende che hanno deciso di intraprendere percorsi alternativi.
Tabella 2 – Peso economico della multifunzionalità per categoria, direzione e strategia multifunzionale, Marche, 2009 (% entrate multifunzionali su entrate complessive)
Fonte: nostre elaborazioni su dati RICA
Gran parte delle entrate da attività multifunzionali deriva da una strategia di approfondimento, imperniata sulla trasformazione, e da una strategia di allargamento, concentrata invece sull’agriturismo. La pluriattività assume al contrario un ruolo marginale.
Nelle aziende multifunzionali non-giovani il contributo della multifunzionalità sulle entrate complessive risulta più basso e pari al 25%. Le direzioni multifunzionali che incidono maggiormente sul budget aziendale sono l’approfondimento, grazie alla trasformazione e alla vendita di prodotti di qualità, e il riposizionamento.
Dal confronto dell’incidenza sul totale delle imprese distinte per età, emerge come le aziende giovani, rispetto alle altre, basino maggiormente la loro attività sullo svolgimento di attività multifunzionali ai fini della composizione dei propri ricavi. A fornire il contributo più significativo sono la strategia di allargamento, in particolare l’attività agrituristica e l’offerta di servizi agroambientali e soprattutto forestali, e quella di approfondimento, rappresentata dall’attività di trasformazione dei prodotti.
Una questione di rilievo è conoscere se la diversificazione sia una scelta obbligata o possa rappresentare invece un fattore concomitante di successo e se questo valga tanto nelle aziende giovani quanto in quelle condotte da titolari non più giovani.
La Tabella 3 mostra il reddito netto conseguito nel 2009 dalle aziende distinte per età, direzione e strategia multifunzionale. Inoltre è riportato il peso percentuale dei sussidi della politica agricola comunitaria sul reddito netto, per capire se e quanto la politica svolga un ruolo importante nella formazione del reddito.
Tabella 3 – Reddito netto medio e peso della politica agricola (entrate primo e secondo pilastro), per categoria, direzione e strategia multifunzionale, Marche, 2009
* Il dato è influenzato da una unità che nel 2009 ha dichiarato quasi un milione di euro. Escludendola, la media scenderebbe a 22 mila €.
Fonte: nostre elaborazioni su dati RICA
I risultati indicano che le aziende multifunzionali giovani hanno conseguito un reddito medio di oltre 28 mila euro nel 2009, circa 4 mila euro in meno rispetto alle aziende meno giovani che diversificano. Questo reddito appare molto più esiguo se rapportato a quello ottenuto dalle aziende convenzionali, ovvero le unità che non praticano nessuna delle attività multifunzionali prese in esame. Verrebbe da concludere che sia meglio non diversificare. Occorre però andare cauti nel trarre conclusioni in quanto i risultati potrebbero essere condizionati dai cosiddetti outliers ovvero unità la cui inclusione nell’analisi altera considerevolmente i valori medi. Analizzando infatti i singoli casi, nel 2009 risulta una unità convenzionale che ha dichiarato un reddito netto di quasi 1 milione di euro. La sua esclusione farebbe scendere la media a 22 mila euro. Che le aziende convenzionali conseguano tendenzialmente redditi più alti è una conclusione che però può essere in parte confermata dall’analisi delle aziende multifunzionali non giovani. Per queste infatti il reddito netto è pari a 32 mila euro contro i circa 38 mila euro delle aziende convenzionali. Pertanto si potrebbe arguire che le aziende multifunzionali mediamente guadagnano di meno indipendentemente dall’età, confermando l’ipotesi che la diversificazione sia sovente il risultato di una decisione “forzata” da parte di aziende ubicate in aree svantaggiate o comunque meno competitive che necessitano di integrare il reddito relativamente più basso e derivante da attività agricole convenzionali con quello prodotto da attività collaterali.
Concentrando l’attenzione sulle unità più giovani, a guadagnare mediamente di più sono state le aziende multifunzionali che hanno ricorso all’approfondimento, puntando in special modo sulle produzioni di qualità e sulla trasformazione. Le aziende che fanno biologico hanno invece conseguito risultati deludenti. Fra le unità che hanno intrapreso la direzione dell’allargamento, le aziende più redditizie sono state quelle che hanno offerto servizi agroambientali e forestali, mentre le aziende che affiancano l’attività agrituristica a quella prettamente agricola mostrano prestazioni economiche modeste. In termini di direzione multifunzionale, le aziende pluriattive sono quelle ad aver generato un reddito medio più basso, pari a circa 15 mila euro (5).
Nelle aziende non giovani è la direzione multifunzionale dell’allargamento a contraddistinguere le unità a redditi più alti. Prestazioni elevate si registrano in quante gestiscono agriturismi o offrono servizi agromeccanici. Le aziende che praticano il biologico conseguono redditi medi di gran lunga più alti rispetto ai giovani imprenditori. Stesso discorso vale per le aziende pluriattive, probabilmente perché in questi casi è più frequente incontrare famiglie composte dal titolare di azienda impegnato principalmente nell’attività agricola e da figli che lavorano a tempo pieno o parziale al di fuori dell’agricoltura. Se invece il titolare di una azienda pluriattiva è un giovane, è invece più probabile che sia lo stesso titolare a svolgere una attività extra-agricola, dedicando per questo solo parte del suo tempo allo svolgimento dell’attività agricola.
Rispetto alle aziende “più mature”, i giovani imprenditori avrebbero quindi un vantaggio relativo solo in quelle realtà aziendali che offrono servizi agroambientali e forestali.
Analizzando il peso della politica sul reddito aziendale e coerentemente con le aspettative, emerge come il primo pilastro (pagamenti diretti e misure di mercato) pesi maggiormente rispetto al secondo. Quello che rileva è però la diversa incidenza che si riscontra nelle due differenti categorie di impresa. Nelle giovani imprese multifunzionali infatti il 1° pilastro conta per il 6% contro l’8% nelle aziende non giovani. Ancora più interessante è l’incidenza del 2° pilastro che pesa per il 2% sul reddito conseguito dai giovani e appena lo 0,5% nelle aziende non giovani. Ne consegue che i giovani imprenditori che svolgono attività multifunzionali attivano o dipendono maggiormente dalle risorse del PSR che dal primo pilastro. Due potrebbero essere le ragioni: una può essere ricondotta alle maggiori abilità, frutto di una formazione più qualificata, o da un maggiore spirito di intraprendenza nel ricercare fonti di finanziamento; l’altra, che non esclude la precedente, può essere legata alla base storica su cui sono ancora calcolati i pagamenti diretti, tale da premiare situazioni già consolidate che avrebbero minor bisogno di sussidi. Dove è più alta l’incidenza del primo pilastro è in quelle aziende che integrano i propri redditi attraverso la pluriattività. Ciò vale in entrambe le categorie di impresa, sebbene nelle più giovani sia più alta, e può essere spiegato con la funzione scarsamente selettiva che il primo pilastro svolge attraverso l’erogazione di pagamenti disaccoppiati indipendentemente dall’attività svolta o non svolta. Anche nelle aziende giovani che fanno biologico e offrono servizi di ospitalità l’incidenza del primo pilastro è particolarmente alta, in considerazione, in questo caso, dei bassi redditi registrati.
Riguardo al secondo pilastro, gli ambiti in cui il PSR influisce maggiormente sulla redditività sono le aziende giovani che offrono servizi di forestazione e agroambientali, e vendono prodotti di qualità, attività queste che ricevono il sostegno della politica di sviluppo rurale. Trattandosi di aziende a redditi più alti, il risultato che ne discende potrebbe essere la conferma che il PSR rappresenti una politica strategica per i giovani imprenditori in grado di indirizzarne le scelte e che, per questo, meriti uno spazio in termini di attenzione e risorse molto più ampio di quanto ne abbia ricevuto fino ad oggi e di quanto probabilmente ne riceverà in futuro alla luce delle nuove proposte legislative sulla PAC 2014-2020.
Nelle aziende convenzionali, l’incidenza del PSR sui redditi è ancora più contenuta, mentre più alta è quella del primo pilastro, almeno con riguardo alle aziende meno giovani. Nelle aziende condotte da titolari giovani, il peso del primo pilastro, apparentemente, è molto basso ma ciò dipende, come detto in precedenza, dalla presenza di outliers. Se infatti si esclude l’influenza di questi casi estremi, l’incidenza percentuale sale all’8%. Ciò risponde alle attese: le aziende specializzate nella mera attività agricola non necessitano di una politica che per sua natura favorisce la multifunzionalità. Si alimentano invece della politica indiscriminata del primo pilastro, che nei casi delle aziende più competitive sarebbe addirittura superflua.
Volendo approfondire ulteriormente il rapporto che esiste fra multifunzionalità e redditività si può tentare un semplice esperimento che consiste nel misurare quanto la multifunzionalità è in grado di spiegare la capacità dell’impresa di fare reddito e se l’essere multifunzionali si associ ad una maggiore o minore redditività. A questo fine, è stata effettuata una analisi di regressione semplice che mette in relazione due variabili: da un lato il reddito netto (variabile dipendente), dall’altro il peso della multifunzionalità misurato come rapporto fra entrate da attività multifunzionali e entrate complessive (variabile indipendente), utilizzato come approssimazione del grado di multifunzionalità dell’azienda. Sono state trascurate tutte le altre ed eventuali variabili che potrebbero influire sul reddito netto, dal momento che l’obiettivo non è indagare sulle potenziali determinanti del reddito netto bensì analizzare esclusivamente la relazione esistente fra le due variabili sopramenzionate. L’analisi è stata condotta sull’intero campione, escludendo le unità aventi reddito negativo o nullo e peso multifunzionale pari a zero. Le osservazioni sono 329, pari al 68% del campione complessivo. I risultati dell'analisi di regressione applicata alla trasformazione logaritmica della relazione in esame sono riportati nella Tabella 4.
Tabella 4 – Relazione tra multifunzionalità e reddito netto. Risultati di una analisi di regressione, Marche, 2009 (N=329)
* Significativa all’1%
** Significativa al 5%
Fonte: nostre elaborazioni su dati RICA
Come si evince dalla tabella, la relazione fra multifunzionalità e reddito netto è in grado di spiegare appena il 2% della variazione reddituale. Questo non significa che la multifunzionalità non sia un fattore che incida sul reddito, bensì che da sola non spiega le ragioni che inducono alla formazione del reddito. Il dato interessante è che la relazione fra le due variabili, statisticamente significativa, risulta negativa. In altre parole, all’aumentare del grado di multifunzionalità il reddito netto si contrae, ad indicare che le imprese più multifunzionali sono quelle che guadagnano di meno. Il dato confermerebbe pertanto i risultati dell’analisi descrittiva precedente a avvalora la tesi secondo cui la multifunzionalità rappresenta una strategia messa in campo proprio da quelle imprese che presentano maggiori difficoltà economiche e che necessitano quindi di integrare il proprio reddito (6).
Considerazioni conclusive
In sintesi, i risultati mostrano come il fenomeno della multifunzionalità in agricoltura, nella forma soprattutto della trasformazione dei prodotti, sia particolarmente diffuso nelle Marche e tenda a svolgere una funzione integrativa reddituale specie nelle aziende meno competitive e con maggiori difficoltà economiche.
Nel rispondere al quesito che ha ispirato questa analisi, è confermato poi che a diversificare in maniera più sistematica siano proprio i giovani agricoltori, i quali, in aggiunta, attribuiscono alla multifunzionalità un ruolo di maggiore rilievo nella formazione dei ricavi. La spiegazione starebbe proprio nella natura del giovane imprenditore, dotato di maggiori conoscenze, di spirito di iniziativa e soprattutto di un progetto di lungo periodo, quello di cui strategie fondate sulla qualità e la produzione di beni pubblici abbisognano perché trovino applicazione concreta ed efficace. Sono queste infatti le strategie che più di altre caratterizzano i giovani agricoltori e che, vale la pena sottolineare, si associano a situazioni reddituali più gratificanti. Ciò spiegherebbe tra l’altro perché i giovani si appoggino molto di più, venendone probabilmente condizionati nelle scelte aziendali, sul sostegno offerto dalla politica di sviluppo rurale, un politica di per sé multifunzionale orientata agli obiettivi della qualità e dell’ambiente, che non sui pagamenti diretti, al contrario di imprese meno giovani. Il messaggio che ne discende è chiaro. La politica di sviluppo rurale rappresenta una politica strategica per i giovani imprenditori e quindi per il futuro stesso dell’agricoltura e, per questo, andrebbe ulteriormente rafforzata. Malauguratamente, le nuove proposte legislative sulla PAC 2014-2020, sebbene alcuni margini di manovra siano ancora possibili, mostrano una impostazione politica ancora ancorata al passato che privilegia i sussidi a pioggia rispetto a quelli mirati. Sarà quindi compito delle Regione tentare di ovviare, almeno parzialmente, alle conseguenze di questa distribuzione sbilanciata, attraverso l’assegnazione di più risorse possibili e nelle forme più adeguate ai giovani e ai veri progetti di impresa.
Prima di concludere, è importante rammentare che i risultati qui illustrati e le conclusioni da essi tratte vanno considerati con la dovuta cautela sia per i limiti del campione utilizzato sia per quelli temporali, essendo l’analisi circoscritta ad un solo anno. Uno studio orientato su un periodo più esteso e su dati più recenti sarebbe pertanto auspicabile e potrebbe essere oggetto di future ricerche.
Riferimenti bibliografici
Chiodo E., Finocchio R., Sotte F. (2009), “Diversificazione multifunzionale nell’impresa agricola e trasformazioni del paesaggio agrario”, Ital. J. Agron. / Riv. Agron., 3 Suppl., pp. 41-46.
Esposti R., Lobianco A. (2012), “La crisi e l’agricoltura marchigiana. L’impatto sulle aziende e la percezione degli agricoltori”, Osservazioni & Analisi, Gennaio, Osservatorio Agroalimentare delle Marche.
Finocchio R. (2010), Processi di diversificazione multifunzionale nelle imprese agricole marchigiane, Rivista di Economia Agraria, 4, pp. 611.
Henke R., Salvioni C. (2011), La diversificazione dei redditi nelle aziende agricole italiane, QA Rivista dell’Associazione Rossi-Doria, 3, pp. 25-56.
Lupini L. (2003), Diversifarm. Idee imprenditoriali innovative nell'agricoltura delle Marche, Collana Tesi on-line, n. 9, Gennaio, Associazione “Alessandro Bartola”.
Martellini C. (2011), “Il progetto ‘Rurale Sociale’ e il modello ‘Agrinido di qualità’ della Regione Marche, Agrimarcheuropa, n. 0, Dicembre, 2011.
Pretini N. (2006) Diversificazione e multifunzionalità in agricoltura. Un’analisi per le Marche. Collana Tesi on-line, 14, Marzo, Associazione “Alessandro Bartola”.
Sotte F., Finocchio R. (2006), Guida alla diversificazione in agricoltura, Coldiretti Marche, Ancona.
van der Ploeg, J.D., Long, A., Banks, J. (2002). Living Countryside: Rural Development Processes in Europe: The State of the Art. Elsevier, Doetinchem, NL.
(2) I redditi derivanti dallo svolgimento di attività extra-agricole (da lavoro dipendente e indipendente) sono riportati nel database della RICA sotto forma di intervalli: (1) nessun reddito; (2) fino a 2.000 €; (3) da 2.001 a 5.200 €; (4) da 5.201 a 10.400 €; (5) da 10.401 a 15.600; (6) superiore a 15.600 €. I redditi sono stati stimati come media degli estremi dell’intervallo di competenza. Nel caso delle classi (2) e (6) sono stati utilizzati come valori, rispettivamente, 2.000 e 15.600 €. E’ pertanto evidente che si tratta di una stima soggetta ad errori e approssimazioni e come tale andrebbe considerata.
(3) I dati utilizzati sono gli stessi impiegati in una analisi condotta per evidenziare gli effetti della crisi in agricoltura (Esposti e Lobianco, 2012).
(5) Nell’interpretazione di questi risultati va precisato che un reddito più alto in corrispondenza di aziende che praticano una data attività multifunzionale non significa necessariamente che quella attività sia all’origine di guadagni maggiori in quanto il reddito è il risultato di una combinazione di ricavi e costi emergenti da più attività agricole. Quello che si può affermare semplicemente è che la compresenza di una data attività multifunzionale può avere agito come fattore concomitante e sinergico nel processo di formazione del reddito.
(6) Sarebbe stato interessante applicare la stessa analisi ai due diversi gruppi di impresa. Tuttavia, data l’esiguità delle osservazioni che compongono i rispettivi gruppi, i risultati mancherebbero di affidabilità.