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Periodico registrato presso il Tribunale di Ancona n. 13 del 10 maggio 2012

ISSN: 2280-756X

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Il futuro dell'agricoltura delle Marche. Interviste nelle Università delle Marche

Francesco Adornato1, Francesco Ansaloni2, Gianluca Gregori3, Rodolfo Santilocchi3
1 Università degli Studi di Macerata, 2 Università di Camerino, 3 Università Politecnica delle Marche

Agrimarcheuropa, n. 0, Dicembre, 2011

Alcuni studiosi presso Università delle Marche rispondono a tre quesiti sottoposti da Agrimarcheuropa.

1) Quali parole chiave identificano le priorità di politica agraria e di sviluppo rurale nelle Marche con riferimento al 2020?


Francesco Adornato, Preside della Facoltà di Scienze Politiche di Macerata

Le parole chiave sono:

1) Agricoltura plurale, ovvero interventi differenziati per situazioni differenziate: agricoltura sociale, come evidente nuovo paradigma e agricoltura urbana come espressione ancora più avanzata.

2) Pluralità dei soggetti, ovvero accompagnare la centralità dell’impresa con le altre figure non imprenditoriali ma fondamentali per l’economia, il territorio, la coesione, i mercati di prossimità.

3) Mercati plurali, in coerenza con i fenomeni appena indicati.

4) Integrazione e sistema tra agricoltura ed altre “figurazioni” territoriali: turismo, cultura enogastronomica, paesaggio, ecc.


Francesco Ansaloni, Scuola di Scienze Ambientali di Camerino

Le parole chiave sono:

1) Favorire la riconoscibilità della qualità da parte dei consumatori. Ciò si traduce, per esempio, nella produzione di prodotti trasformati e servizi locali, prodotti IGP e DOP e agricoltura biologica. Oggi il mercato è sempre più globalizzato e, in larga parte dei casi, la concorrenza dei mercati esteri si basa sul prezzo. Pertanto, per aumentare il reddito dei produttori è indispensabile orientare l’agricoltura verso mercati che si differenziano per l’offerta di prodotti e servizi di qualità che possono consentire maggiori livelli di prezzo.

2) Unità dei produttori agricoli. Per raggiungere importanti obiettivi comuni, è indispensabile che i produttori agricoli lavorino insieme. In tal senso, è utile stimolare le forme di associazionismo, tra le quali, per esempio, la trasformazione associata di materie prime agricole in prodotti alimentari. Altre strade da favorire sono quelle della creazione di accordi di filiera e della vendita diretta dei prodotti e dei servizi senza spese commerciali (filiera corta, partecipazione presso farmer market settimanali, fiere locali).

3) Facilitare i produttori nelle scelte aziendali. In passato, in larga parte dei casi, le scelte di gestione dell’impresa sono state orientate verso la massimizzazione tecnica delle rese produttive. Oggi, invece, la PAC lascia libero il produttore di decidere le attività produttive che considera più vantaggiose e, pertanto, occorre avviare un processo di ri-formazione professionale per i produttori agricoli che aumenti le loro capacità di calcolo e di analisi dei costi aziendali e dell’andamento di mercato.

4) Uso delle risorse naturali da parte delle attività produttive. I recenti disastri ambientali che hanno colpito il nostro Paese e i cambiamenti di politica agraria rendono improrogabile ripensare al modello di sviluppo dell’agricoltura. Questi disastri si innestano su situazioni di degrado dei suoli, abbandono del territorio, occupazione dello spazio ambientale da parte di costruzioni, cementificazione degli alvei dei fiumi, esodo dalle montagne, ecc. Pertanto, la scelta dell’uso delle risorse naturali deve essere ambientalmente sostenibile e integrata con le politiche dei diversi settori produttivi.


Gianluca Gregori, Preside della Facoltà di Economia "G. Fuà" di Ancona

Le parole chiave sono:

1) Rilancio. Rilancio della politica agraria come motore di sviluppo dell’economia dei territori. Infatti, gli effetti negativi derivanti dal processo di deindustrializzazione che sta caratterizzando la Regione Marche, potrebbero essere, almeno in parte, limitati dallo sviluppo rurale. Si pensi, ad esempio, alla stretta integrazione tra questo ed il turismo, l’enograstronomia ed in generale il sistema agro-alimentare, la distribuzione, il recupero del patrimonio immobiliare, la capacità di attrattiva di stranieri.

2) Innovazione. L’innovazione va considerata a due livelli, macro e micro. Per quanto concerne la prospettiva macro, acquisisce sempre maggiore rilevanza da parte dell’Operatore Pubblico la necessità di formulare una strategia complessiva, che integri la politica agraria e lo sviluppo rurale con le altre componenti del sistema economico di cui si è detto sopra. Ciò richiede modelli organizzativi “nuovi”, rispetto a quelli “settoriali” finora utilizzati ed anche un nuovo approccio strategico. A livello micro, è necessario che anche le aziende agricole adottino nuovi modelli gestionali; spesso la conduzione di queste imprese presenta numerose lacune (ad esempio, nel controllo di gestione, nella pianificazione finanziaria, nella fissazione del prezzo dei prodotti, nelle scelte distributive, nell’analisi degli investimenti). Ne deriva un reddito piuttosto limitato, compensato soprattutto da un’elevata passione. Ma quest’ultimo fattore competitivo (la passione)  rischia di affievolirsi con le nuove generazione, con il rischio, peraltro spesso riscontrato, dell’abbandono dell’impresa.

3) Marketing. L’ottima produzione non è sufficiente per assicurare il successo ed un’adeguata redditività all’impresa agricola ed in genere ai territori. Si riscontra un forte ritardo nell’adozione di strumenti di commercializzazione; anzi, in alcuni casi il marketing è considerato in maniera negativa, quasi come “uno strumento  mistificatorio”. Al contrario, il vero problema si verifica quando si realizzano prodotti di elevata qualità oggettiva che non vengono percepiti come tali dai consumatori.  

Rodolfo Santilocchi, Preside della Facoltà di Agraria di Ancona

Le parole chiave sono:

1) Sburocratizzazione. È  indispensabile arrivare ad una sburocratizzazione dell’agricoltura, perché non è accettabile che gli imprenditori debbano dedicare così tanto tempo per seguire procedure burocratiche complesse e spesso incomprensibili per ogni richiesta di finanziamento. Ciò è importante in ogni caso, ma lo è ancora di più nell’ambito delle procedure che interessano più o meno direttamente l’UE, anche perché molto spesso sono le regioni a complicare inutilmente le cose. Ad esempio, le esperienze nei PSR precedenti hanno dimostrato che per ottenere ciò sarebbe molto importante dare più “responsabilità” ai professionisti incaricati di redigere i documenti che ci mettono la propria firma.

2) Informazione. Lo sviluppo rurale delle Marche è ancora oggi fortemente limitato dalla carenza di informazione ad ogni livello, che rende difficile la valutazione delle priorità di scelta da parte degli operatori agricoli.

3) Organizzazione. A causa della dimensione media estremamente ridotta delle imprese agricole, sarebbe opportuno “costringere”, ancor più di quanto si stia facendo oggi, gli imprenditori a percorrere strade in comune.

4) Ricerca. Negli ultimi tempi gli investimenti in ricerca e sperimentazione della Regione Marche per il settore agricolo sono stati estremamente ridotti, inferiori a quasi tutte le regioni del centro-nord. Ciò è stato certamente provocato dalla drastica riduzione dei trasferimenti statali, ma anche da scelte politiche che hanno relegato il settore agricolo molto in basso nella scala di priorità regionale. È indispensabile ripartire a svolgere attività in questo ambito, soprattutto perché non è possibile pensare che sia sufficiente far riferimento a ricerche svolte in altri ambiti, in quanto ogni territorio ha le sue specificità e solo una ricerca applicata a livello locale potrà mettere a disposizione i giusti strumenti per dare la possibilità di cogliere le migliori occasioni e quindi garantire un futuro accettabile all’attività agricola marchigiana.

 

2) Quale ruolo può svolgere la sua organizzazione nel percorso di sviluppo sopra delineato?

Francesco Adornato, Preside della Facoltà di Scienze Politiche di Macerata

Il tema culturale che l’Università di Macerata sta affrontando è quello del contributo della scienze sociali allo sviluppo economico, ovvero “l’umanesimo che innova”. In questo senso una riflessione, in particolare, sui contenuti espressivi dell’agricoltura sociale può rilevarsi un contributo significativo ed importante.

Francesco Ansaloni, Scuola di Scienze Ambientali di Camerino

La Scuola di Scienze Ambientali e Naturali dell’Università degli Studi di Camerino (ex-Facoltà di Scienze Naturali) è impegnata nella didattica dei Corsi di Laurea in Scienze Geologiche, dell’Ambiente e del Territorio. 
Il principale punto di forza della Scuola consiste nelle molteplici competenze scientifiche e professionali dei suoi componenti che permettono di affrontare - secondo una logica globale - i problemi di sviluppo del territorio e delle produzioni agricole ed agroindustriali. Le principali aree di ricerca sono: botanica ed ecologia, chimica ambientale, geologia, produzioni animali, protozoologia e biologia animale e socio-economia applicata. 
Da tempo la Scuola realizza progetti di ricerca finalizzati allo sviluppo di attività agricole e zootecniche finanziati dalla Regione Marche ed è interessata a collaborare a progetti di ricerca e iniziative per favorire lo sviluppo del settore agricolo e dell’ambiente, in particolare per le zone appenniniche e marginali.

Gianluca Gregori, Preside della Facoltà di Economia di Ancona

La facoltà di Economia "G. Fuà" dell’Università Politecnica delle Marche, proprio per la sua caratteristica di “Organizzazione Multidisciplinare”, potrebbe intervenire sui seguenti aspetti:

A) Realizzazione di studi ed indagini, volti ad evidenziare le esigenze delle amministrazioni e delle aziende per una maggiore competitività (anche mediante benchmarking internazionali).
B) Sviluppo di modelli di analisi, ma anche organizzativo-gestionali rivolti alle imprese.
C) Progettazione e realizzazione di attività formativa.
D) Svolgimento di attività consulenziale, in affiancamento all’Operatore Pubblico ed alle singole aziende.

Una modalità interessante di interazione potrebbe risultare quella di finanziare uno/più borse di dottorato di ricerca  su tali tematiche o anche assegni di ricerca.
Nella facoltà si potrebbe organizzare un team di esperti, che integri le competenze più tipicamente di economia agraria, con quelle gestionali ed economico-aziendali.
Inoltre, potrebbero essere svolti (in realtà, ciò avviene almeno in parte) incontri con le associazioni di categoria e soprattutto con gli operatori, facendo comprendere il senso di un’organizzazione realmente aperta al territorio, dove ci si può confrontare su specifiche tematiche, coinvolgendo anche il mondo politico.
Ancora, sempre sul tema dell’occupazione e della meritocrazia, potrebbe essere istituito un riconoscimento per quelle aziende/amministrazioni che hanno attuato strategie innovative, anche assumendo giovani laureati della nostra facoltà. Infine, potrebbero essere organizzate missioni per gli operatori, sia in Italia che all’estero, alla scoperta della “ruralità internazionale” e delle sue potenzialità; ciò al fine di rilevare gli ampi margini di miglioramento possibili.

Rodolfo Santilocchi, Preside della Facoltà di Agraria di Ancona

Una struttura universitaria come la Facoltà di Agraria ha come compiti istituzionali la formazione e la ricerca in ambito agricolo-alimentare-ambientale. Per quanto riguarda la formazione, sarà certamente necessario aggiornare la didattica universitaria a quelli che sono i continui mutamenti del panorama internazionale, cercando anche di inserire gli strumenti più idonei per permettere ai laureati di interpretare l’evoluzione in atto e proporre soluzioni innovative. Sarà però molto importante inserirsi anche nella indispensabile attività di formazione continua con percorsi diversi da quelli tipicamente universitari, destinata soprattutto a tecnici e operatori già in attività, laureati e con livelli di istruzione inferiori, sempre più necessaria per poter essere sempre al passo con i tempi. In questo caso la formazione dovrà essere effettuata in collaborazione con strutture esterne diventate leader nei diversi settori. 
Anche nella ricerca il ruolo che può svolgere la struttura che rappresento può essere molto importante per le specifiche competenze dei ricercatori che ne fanno parte, anche in considerazione del fatto che in ambito regionale non sono presenti molti altri centri specializzati nella ricerca agricola. Prova di quanto affermato è il frequente affidamento di programmi di ricerca ad altre strutture, universitarie e non, che non dispongono di personale specializzato per il settore agricolo. Fermo restando il fatto che per ricerche complesse di livello nazionale e internazionale sarà necessario reperire fondi in altre sedi, si ribadisce che sarà possibile dare un adeguato contributo solo se saranno disponibili risorse locali, magari cercando di arrivare ad un coordinamento fra tutti gli enti finanziatori, evitando la dispersione del passato che non consente un uso razionale delle risorse. Da segnalare, inoltre, la necessità che si arrivi ad un riconoscimento dell’importanza delle ricerche locali anche ai fini dalla carriera dei ricercatori, perché se rimane la situazione attuale sarà difficile incoraggiare i giovani a svolgere attività in questo ambito.

 

3) Quali iniziative/servizi, attraverso l’uso di internet e di tecnologie informatiche, potrebbero risultare efficaci per collegare meglio gli operatori agricoli alle istituzioni e alla ricerca?

Francesco Adornato, Preside della Facoltà di Scienze Politiche di Macerata

Portali, blog, news, skype, ma questa Rivista è l’evidente dimostrazione di nuovi ed efficaci strumenti che possono connettere imprenditori agricoli, istituzioni e ricerca.

Francesco Ansaloni, Scuola di Scienze Ambientali di Camerino

Oggi, la maggior parte degli agricoltori mostra ancora poca dimestichezza con internet. Pertanto, nell’ipotesi di un uso importante di questo strumento, non è da trascurare l’idea di attivare anche dei corsi di alfabetizzazione informatica.
Il prodotti che si potrebbero realizzare sono due.
Il primo è quello di una semplice e sintetica Newsletter settimanale regionale. In essa potrebbero trovare spazio la cronaca agricola, i bandi e finanziamenti agevolati, le tendenze di mercato, le fiere ed eventi del settore e le normative del settore.
Il secondo prodotto potrebbe essere un Portale web specifico per i produttori agricoli. I contenuti di questo portale sono quelli già citati nella Newsletter ma arricchiti di approfondimenti. Inoltre, in particolare, per i bandi e finanziamenti agevolati potrebbe essere interessante la creazione di un sistema esperto per facilitare la ricerca, per comparto produttivo e/o per caratteristiche dell’imprenditore, degli aiuti PAC disponibili e dei referenti istituzionali. Poi, per l’analisi del mercato, potrebbe essere utile concentrare l’attenzione sulle principali filiere regionali: cereali, vino e carni (bovina, ovina).
Infine, nel portale potrebbero essere presenti due sezioni specifiche:
- la prima dedicata all’analisi dei redditi delle aziende, corredata da schede aziendali di auto-analisi, mini lezioni di economia aziendale, filmati e con la possibilità di scaricare dei testi scritti e modelli di calcolo basati su fogli elettronici;
- la seconda sezione, invece, potrebbe consistere in una vetrina dei prodotti agricoli alimentari e dei servizi offerti dalle aziende agricole e destinata alla consultazione da parte dei consumatori.

Gianluca Gregori, Preside della Facoltà di Economia di Ancona

Quattro sono le possibili iniziative.

1) Informazioni: sulle trasformazioni in atto, anche su articoli e stampa specializzata, in affiancamento a quanto già realizzato dalle associazioni di categoria. Ad esempio, nel rispetto della normativa SIAE, potrebbero essere inviati abstract o copie di articoli. Ciò al fine di accrescere “curiosità”, ma anche “competenze”, aggiornando gli operatori ed i funzionari della pubblica amministrazione.
2) Formazione: sulle tematiche già rilevate, con specifico riferimento al management.
3) Consulenza: potrebbero essere trasferiti semplici schemi gestionali, rispondendo anche  on-line a specifiche richieste di utilizzo/intervento. Si pensi, ad esempio, all’utilizzo di un modello di pianificazione finanziaria o a come valutare la redditiivtà di un investimento.
4) Forum: favorire la discussione e l’interazione tra i diversi operatori su tematiche definite e/o aperte.

Rodolfo Santilocchi, Preside della Facoltà di Agraria di Ancona

Come già accennato relativamente ai maggiori problemi dell’agricoltura marchigiana, è necessario segnalare la carenza di diffusione rapida delle  informazioni. Non c’è dubbio che internet potrebbe essere un valido metodo per ovviare a questo inconveniente. Per ottenere ciò è però indispensabile creare una vera e propria rete in grado di collegare in modo efficace i diversi operatori interessati, anche in grado di funzionare a doppio senso, perché in questo momento le varie iniziative nel settore, pur lodevoli, sono scollegate fra di loro e quindi perdono di efficacia. Lo stimolo principale per collegare gli operatori agricoli (almeno quelli più professionali), dovrebbe derivare dalla dimostrazione che c’è una utilità reale, soprattutto per gli aspetti informativi e burocratici. È ovvio che per arrivare a questo risultato sarà indispensabile che gli operatori capaci di implementare il sistema rinuncino al loro individualismo e si mettano a “ragionare” insieme.
Anche nell’ambito della formazione continua le tecnologie informatiche possono rappresentare un importante ausilio per facilitare il funzionamento delle attività, senza pretendere che, salvo casi particolari, possano diventare completamente esaustive, in quanto in questo ambito sarà sempre importante mantenere il confronto diretto fra gli operatori.  

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